mercoledì 5 maggio 2010

Il 5 maggio


Oggi è il 5 maggio. Come si poteva prevedere, il polverone del biscotto si sta stemperando. Il beneficio della vita vissuta è quello di superare i pensieri e gli affanni di ieri con quelli del momento.
 E siccome credo concordiamo tutti che il calcio è una metafora – superba! – della vita, siamo già qui a pregustare vendette (sportive), rendimento di conti (calcistici), prove d’orgoglio, riscatto. Stasera si gioca. La finale di Coppa Italia (bella consolazione, direte voi) si propone come possibile chiusura delle polemiche. La squadra migliore vince. E stop.
E siccome il blog è indirizzato ai militanti di calcio ma anche ai militanti di letteratura, visto che è il 5 maggio, vi proponiamo la rilettura dell’omonima poesia (la seconda parte, la meno conosciuta e la più coinvolgente). Conosciamo tutti la storia. Più altéro di Mourinho, più vincente di Capello, Napoleone è relegato a Sant’Elena. Sembra tutto finito (come dopo una finale persa), ma la vita – la Provvidenza - dà all’Imperatore sconfitto (non stiamo parlando di allenatori turchi) la possibilità di una nuova “apertura”, di un nuovo – insperato – inizio. Quello della vita interiore, dei ricordi riscattati. E Manzoni, che è un po’ il Gianni Rivera dei nostri scrittori (se Manzoni è Rivera, Leopardi potrebbe essere Roberto Baggio, attendiamo vostri paragoni…), scrive un inno meraviglioso. Alla vita. Alla fede. E ad una seconda possibilità.

E sparve, e i dì nell'ozio       55
chiuse in sì breve sponda,
segno d'immensa invidia
e di pietà profonda,
d'inestinguibil odio
e d'indomato amor.       60
Come sul capo al naufrago
l'onda s'avvolve e pesa,
l'onda su cui del misero,
alta pur dianzi e tesa,
scorrea la vista a scernere       65
prode remote invan;
tal su quell'alma il cumulo
delle memorie scese.
Oh quante volte ai posteri
narrar se stesso imprese,       70
e sull'eterne pagine
cadde la stanca man!
Oh quante volte, al tacito
morir d'un giorno inerte,
chinati i rai fulminei,       75
le braccia al sen conserte,
stette, e dei dì che furono
l'assalse il sovvenir!
E ripensò le mobili
tende, e i percossi valli,       80
e il lampo de' manipoli,
e l'onda dei cavalli,
e il concitato imperio
e il celere ubbidir.
Ahi! forse a tanto strazio       85
cadde lo spirto anelo,
e disperò; ma valida
venne una man dal cielo,
e in più spirabil aere
pietosa il trasportò;       90
e l'avviò, pei floridi
sentier della speranza,
ai campi eterni, al premio
che i desideri avanza,
dov'è silenzio e tenebre       95
la gloria che passò.
Bella Immortal! benefica
Fede ai trionfi avvezza!
Scrivi ancor questo, allegrati;
ché più superba altezza       100
al disonor del Gòlgota
giammai non si chinò.
Tu dalle stanche ceneri
sperdi ogni ria parola:
il Dio che atterra e suscita,       105
che affanna e che consola
,
sulla deserta coltrice
accanto a lui posò.       108

3 commenti:

  1. il 5 maggio che ricordo io è questo: http://www.youtube.com/watch?v=FmbUJ_pZgSs

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  2. Il 5 maggio che ricordo io è quello del mese scorso, la sesta Coppa Italia interista. Da interista.

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