giovedì 29 aprile 2010

Raccontare il calcio

Dopo il primo post, più che altro una visionaria “prova”, proviamo ad esplicitare meglio il fine ( e gli “altri mezzi”) del nostro blog.
Seguendo coerentemente colui che vide nel desiderio il vero motore dello sviluppo umano, l’idea parte da una mancanza, da un deficit. Una riflessione sul calcio non può eludere il problema “culturale”: ci sono parecchi buoni libri e romanzi sulla Boxe – la “noble art” – bei film (dal primo Rocky a Million Dollar Baby. Ci sono buoni film sul football americano – Ogni maledetta domenica, con Al Pacino oppure quello del college americano con Denzel Washington nei panni del coach – adesso pare sia stato un successone Invictus, che unisce le gesta della nazionale sudafricana di rugby alle problematiche dell’apertheid. Ci sono bei film sull’equitazione, sulla danza (chi non si commuove a rivedere Billy Elliot?), sul basket, sul Judo, sull’atletica leggera (Momenti di gloria e la colonna sonora di Vangelis). Ci sono film (anche americani) sul ciclismo. Ma, a dispetto della sua popolarità e della sua capacità mitopoietica (di creare, cioè, miti, in questo caso sportivi), il football non ha un’adeguata – come direbbero i sociologi – “narrazione”. O se la possiede, è una produzione intesa come “masscult”, prodotto banale, popolare, di serie B. La maggior parte dei film e dei libri sul calcio sono in effetti storie o studi sociologici sugli Ultras, che per carità, fanno anche la loro figura e alzano un po’ di adrenalina (i prodotti buoni, tipo il primo John King, quello di Football Factory).
E’ vero, il filone inglese ci viene un po’ in aiuto, basti pensare a Nick Hornby ed il suo Fever Pitch (banalmente tradotto poi con Febbre a 90), ed il film carino che ne è stato tratto. Ma poi?
Ecco, il blog nasce da qui, dalla necessità di colmare questo gap narrativo e culturale che esiste nel mondo del calcio.
Il titolo del blog riprende il titolo di un racconto di Raymond Carver What we talk about when we talk about love (Di cosa parliamo quando parliamo d’amore, dovrebbe essere tradotto ed edito da Minimum Fax). Proprio dallo stile minimalista e suggestivo del compianto scrittore americano vogliamo partire per raccontare il calcio. Ciao a tutti.

mercoledì 28 aprile 2010

What We Talk About When We Talk About Football?


Di cosa parliamo quando parliamo di calcio?
Molti vi diranno “è solo un gioco, solo uno sport…”. Ma sappiamo che non è così. Altri diranno: “E’ business. Ragazzi strapagati. Interessi. Pubblicità. TV. Network satellitari. Pacchetti da spartire. Leghe. Sponsor.” Ma sappiamo che non è  - solo – così. Molti altri vi diranno: “E’ una nuova religione. Gli ultras. Nuovi arcaismi. Sociologie della devianza. Oppio dei popoli.” Ma, guardatevi intorno – e leggete qualche libro – non è così.
Guardate alle tele – o su youtube – i vecchi calciatori. I filmati sbiaditi. I Mondiali. Pelè. Georgie Best. Mané Garrincha. Il gol fantasma di Inghilterra-Germania. Eusebio, la pantera del Mozambico. I due gol del divino Diego in Argentina-Inghilterra. Il cigno di Utrecht. Ma sappiamo ancora che non è solo questo.
Di cosa parliamo allora, quando parliamo di calcio? Di tifo, naturalmente. Passione sportiva. Calcio giocato, anche in parrocchia o nei tornei dei bar. Ma anche di eroi, gesta, gol, azioni, papere, maglie, capigliature, musica, ricordi, letteratura, film, libri… sul football. Insomma, è il tentativo di provare a raccontare il calcio con altri mezzi.
 
Locations of visitors to this page