Penso che tutto cominciò negli anni 70.
Proprio mentre il mondo cambiava, i frutti del boom economico, le abitudini, gli elettrodomestici. Mio padre mi portava sempre a tirare due calci a un pallone, di cuoio grigio, regalo di una “befana del ferroviere”, i doni di natale istituzionali ai figli di chi lavorava in ferrovia. Di solito, erano sempre gli stessi: trenini Lima elettrici (adesso fanno la fortuna dei collezionisti, ma in casa ne avevamo due, sempre rimasti nell’armadio della cantina), riproduzioni quasi perfette di vagoni, binari, locomotive. Ne veniva fuori un “plastico” che montavamo una volta l’anno in media, e che potevamo limitarci a guardare stupiti. Il treno si muoveva sui binari, costruiti in percorso misto, tra curve e rettilinei, montagne di carta da pacco, o tra finti incroci. Bello, bellissimo. Una noia mortale. Mio fratello però, ne era affascinato. Era sicuramente più attratto di me da costruzioni, schiere di soldatini, modellini in scala.
Uno dei miei primi ricordi legati a lui riguarda una parata di soldatini inglesi in grand’uniforme rossa, quelli di Buckingham Palace per capirci, con tanto di colbacco nero. Non so per quale astruso motivo (o meglio, non lo sapevo allora, adesso che ho studiato René Girard ne comprendo meglio i meccanismi dettati dall’invidia, dal risentimento ecc.) ma con un calcio scompaginai la fila perfetta, spargendo il terrore tra la guardia scelta di sua maestà britannica e dando inizio ad una lite sedata a stento dalla zia. Lo stupore che mio fratello maggiore avesse un "ordine" sociale e mentale, dimostrato in quel giocare silenzioso e quieto era stato troppo per me. Allora, mi ricordai del mio dono, buttato in un angolo della stanza che chiamavamo "vecchia", perché i miei genitori non l'avevano ancora arredata, ed era un'accozzaglia di cianfrusaglie. Quel giorno, la “befana” aveva colpito nel segno: quel pallone segnò i miei giorni a venire, con la precisione terribile e regolare di una fatalità.
Niente a che vedere con l’unica cosa che consumava i miei pensieri e i miei pomeriggi: il calcio!
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